L’inquietudine
ai piedi del monte della carenza
nasce
e la sua nenia antica canta
Ha ali di vento
che lontano portano
e inutili zavorre
che incatenano
all’ombra fredda della terra
Onde
calde e ghiacce
di Luce e triste buio
che cristalli di zucchero
e paradiso
sulla pelle soffiano
L’arsura invoca l’acqua
ma il sapore dell’inferno
troppo bene ha conosciuto
per questo scappa
incapace di tagliare il laccio
tiziana mignosa
settembre duemilatredici
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